L’arte del racconto: unica, assoluta necessità

L’arte del racconto: unica, assoluta necessità

Chi pensa che siano stati Charles Bukowski o Louis-Ferdinand Céline a mettere per primi in pagina la rabbia e lo scontento sociale si sbaglia di grosso. In questo breve romanzo del 1890, il norvegese (norvegese?!) Knut Hamsun racconta – scioccando l’Europa letteraria di quel periodo, e vincendo il Nobel 30 anni dopo – i bassifondi e gli stenti, l’insoddisfazione, la ricerca di un’impossibile felicità.

Malgrado la sua grandissima popolarità in Norvegia e nel mondo, Hamsun attraversò un periodo di considerevole sfavore a causa del suo sostegno al governo nazionalsocialista di Vidkun Quisling. Nel 1943 conobbe Joseph Goebbels, e dopo tale incontro gli inviò come regalo la medaglia ottenuta per il premio Nobel.

La “fame” del titolo è quella vera, probabilmente l’esatto contrario della stessa parola letta all’inglese, che vuol dire ben altro. In più, c’è che il protagonista di questa storia pretende di vivere di scrittura. Nel delirio più oscuro, nella fame che torce le budella, è l’arte del racconto la sua unica, assoluta necessità.

Knut Hamsun, “Fame”, 1890

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