Il traffico e il dis-ordine sociale

Il traffico e il dis-ordine sociale

“Lo sa qual è la più grave delle piaghe di Palermo, l’unica che è causata dall’uomo e non dalla natura e che si potrebbe combattere?” chiedeva a uno stralunato Benigni l’autista che lo portava a fare da controfigura inconsapevole al boss Johnny Stecchino.

“Il traffico” si rispondeva da sé l’autista al soldo del boss. 

Battuta amara in una città di Mafia. Ma non del tutto ingenua. Il traffico a Palermo è effettivamente un problema: difficile muoversi, ha regole tutte sue che devi imparare in fretta come molte altre cose (in Sicilia, ma anche altrove). Ma il traffico è soprattutto un indicatore del dis-ordine sociale. Quando la gente che si muove è troppa significa che gli spostamenti non sono fisiologici ma indotti da un’organizzazione sociale irrazionale.

E, salvo che statistiche credibili non mi smentiscano, il traffico è aumentato molto anche da noi e forse è frutto anche di scelte fatte recentemente.

È indiscusso che almeno dal 2020 in poi gli uffici pubblici, in qualunque settore forniscono risposte sempre più carenti con tempi di attesa dilatati. Non è una novità che negli ultimi tempi vi siano stati parecchi pensionamenti senza rimpiazzi, con l’ordine di tirare avanti come si può, con la conseguenza che il personale è insufficiente e gestisce carichi di lavoro ormai al limite del possibile e anzi, molto spesso, oltre. Già anni fa veniva segnalato il prossimo collasso dei servizi pubblici essendo in uscita “un esercito” di 500.000 pensionandi senza turnover (l’8 giugno 2019 vi fu una grossa manifestazione nazionale sindacale a Roma proprio su questo tema).

Sappiamo ora ciò che è accaduto nel 2020 ma anche che la prassi di chiudere gli uffici al pubblico, consentendo loro di ricevere solo su appuntamento, iniziata allora per contenere la nota epidemia, è poi proseguita nella convinzione di razionalizzarne l’attività. Penso che non solo questo obiettivo non sia stato raggiunto, anzi, ma che gli effetti collaterali di questa scelta siano diversi e peggiori di quanto si pensa. Sbaglierò, ma credo ve ne siano almeno due inconfessati. Il primo è che negare l’accesso agli utenti estemporanei dà soltanto l’impressione di un’organizzazione del lavoro più razionale. Evita forse che si creino code agli sportelli ma di fatto accumula arretrato, perché le pratiche che prima si aprivano e si chiudevano in pochi minuti ora richiedono molti adempimenti in più per essere sbrigate.

Il secondo riguarda proprio il traffico automobilistico.

Sebbene moltissimi adempimenti siano ancora accentrati presso gli uffici del capoluogo, ora si possono sbrigare solo quando te lo dicono. Non potendo far coincidere cronologicamente appuntamenti presso uffici diversi, da un lato l’utente è costretto a uno spostamento apposito per ciascun adempimento, e dall’altro l’amministrazione deve aggiungere al tempo di disbrigo della pratica anche quello della sua prenotazione telematica. Gli utenti e l’amministrazione sembrano così collaborare, mentre in realtà concorrono a peggiorare il servizio. E in più… per tutti coloro che non possono o non vogliono raggiungere gli uffici a piedi o in bicicletta, sarà necessario usare l’automobile.

Ora, a Trento non c’è certamente il traffico di Palermo, ma la soluzione seguita per prima dal Sindaco del capoluogo e dal Presidente della Provincia non pare la soluzione giusta per risolvere questo dis-ordine sociale.

Capisco che guardano lontano, ma farci andare e ritornare in bici da Trento a Pergine, motore elettrico o no, temo proprio rimarrà sempre troppo lontano.

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Pubblicato da Stefano Pantezzi

È nato a Rovereto nel 1956 e cresciuto a Trento, vive a Pergine Valsugana. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, è avvocato da una vita. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Come una nave d’acqua” (2018) e alcuni racconti in antologie locali. “Siamo inciampati nel vento” (Edizioni del Faro) è il suo primo romanzo.