Dopotutto, Domani è un altro giornale (quattro mesi dopo, una specie di recensione)

Dopotutto, Domani è un altro giornale (quattro mesi dopo, una specie di recensione)

Quando in questi anni mi è capitato di portare un nuovo giornale in casa, mia moglie mi ha sempre fatto la sua classica domanda: “Di che area è?” Naturalmente è accaduto anche il 15 settembre 2020, quando ho preso in edicola il primo numero di Domani. Ricordo che l’ho fatto con molta curiosità ma pure con qualche cautela. La curiosità era motivata dal fatto (eccezionale) che in quest’era ipertecnologica e di profonda crisi della carta stampata un nuovo giornale di carta si presentasse alla platea dei lettori. Le cautele nascevano intanto proprio dalla ricerca di una risposta rassicurante alla domanda che mia moglie mi avrebbe posto di lì a poco, ma anche da un’ulteriore curiosità, legata soprattutto ai contenuti. Possibile che l’ingegner De Benedetti avesse deciso di impegnare energie e risorse solo per sfornare l’ennesimo quotidiano diffusore di notizie bruciate nottetempo dal web? No, non era possibile. Potevo esserne certo, anche e soprattutto, grazie ad un indizio fondamentale: la testata. Un quotidiano che si chiami “Ieri” rivelerebbe immediatamente la propria vocazione, tesa cioè a riportare quanto avvenuto “prima”. “Domani” lasciava presagire ben altro.

Già da un po’ il dibattito era aperto: i quotidiani andavano ripensati. Era passato molto tempo da quando la versione online di un giornale altro non era che la trasposizione tout court delle pagine cartacee in formato digitale. I siti dei grandi quotidiani si erano dotati di una grafica accattivante, di contenuti aggiornati e multimediali. Nel frattempo il dibattito sulla gratuità della versione online divampava. I social network portavano oramai le news in tempo reale direttamente sui telefoni di chiunque; che senso aveva dunque riproporre il mattino dopo la notizia già letta, riletta, annunciata, dibattuta e digerita la sera prima? Qualcuno arrivò a sostenere che il futuro della stampa sarebbe stato imperniato sull’approfondimento e molti si adeguarono a questa visione. Ma che differenza c’è tra approfondimento e opinione? – ci si è domandati a quel punto. Cosa può offrire un giornale da acquistare ogni giorno in edicola (o su un’apposito store digitale in forma di app) che non sia già stato consultabile, acquistabile, copiabile e incollabile nelle immense praterie del web? La risposta era tanto ovvia quanto fin troppo ignorata (anche oggi): la qualità. Partendo naturalmente dall’assunto che un lettore, nel momento in cui acquista il giornale, le notizie le conosce già.


Firme qualificate, ma anche un po’ insolite per un quotidiano: scrittrici, saggisti, filosofi, editor, politologi… Titoli molto secchi e sobri. Totale assenza della gigionaggine e dalla tuttologia da cui troppi cronisti – anche di un certo peso – risultano oramai irrimediabilmente affetti. Articoli ancorati con cavi d’acciaio all’attualità. Una sensibilità particolare per la difesa dell’ambiente, la tutela della democrazia liberale, della cultura e dell’educazione. Insomma, una concezione della stampa tutta nuova e, se non inedita, quasi. Come un’automobile il cui motore venga alimentato da una propulsione di tipo mai visto prima.


Avrei dunque dovuto concludere questa specie di recensione con un voto molto buono. Ma era rimasta in sospeso la risposta alla domanda di mia moglie: di che area era dunque questo benedetto giornale?! Destra, sinistra, centro, sopra, sotto, davanti, dietro… Certo l’ispirazione di stampo progressista era innegabile, già scritta nel nome del proprietario, tanto che nel suo primo editoriale il neodirettore Stefano Feltri scrisse una frase paradigmatica (“I giornali imparziali non esistono, quelli onesti dichiarano le loro preferenze”) che non lasciava adito a fraintendimenti di sorta. Un’ispirazione che però non veniva ostentata, ma amministrata con garbo, nell’assenza di polemiche gratuite o, peggio ancora, di logoranti botta e risposta.

Promozione piena, quindi, se non fosse che ben presto mi sono accorto di un unico, enorme difetto: ebbene sì, il giornale provocava dipendenza! Una volta presa l’abitudine di acquistarlo ogni mattina, e di leggerlo, non si riusciva più a farne a meno. Oltre all’euro di copertina, era infatti questo il prezzo da pagare per ricevere quotidianamente idee e spunti di riflessione sull’incasinata realtà che stiamo vivendo. “Un prezzo tutto sommato modico” – mi sono lasciato scappare, giusto un secondo prima di abbandonarmi a immortali citazioni cinematografiche, – “dopotutto, Domani è un altro giornale”. (Pino Loperfido)

domani primo numero
La prima pagina del primo numero, 15 settembre 2020